UN VIAGGIO EMOZIONALE NEL NUOVO ALLESTIMENTO DELLA PINACOTECA
Tutta la storia del museo è efficacemente evocata nella galleria di accesso alle sale, che guarda il grande gesso di Napoleone opera di Canova, ed è il primo segnale per il visitatore che la passeggiata che si avvia a fare per le 38 sale non ha nulla di polveroso: è una passeggiata a passo di marcia in un luogo vivo, potente, talmente denso di capolavori concentrati da non lasciare mai il passo alla stanchezza.
I nuovi colori, per lo più scuri ma saturi, insieme all’illuminazione eccezionale, sono uno stimolo fortissimo alla visione: a cominciare dai rossi che fanno da sfondo agli ori dei quadri e dei polittici medievali, ma soprattutto il blu intenso quasi pop della stanza dei veneti, quella del Cristo Morto di Mantegna. Più avanti, oltre i lombardi, i ferraresi e i marchigiani, unica in grigio chiaro, la stanzona dei pezzi da novanta: Piero della Francesca, Raffaello e il Cristo alla Colonna di Bramante. Una lampada Brera di Castiglioni, che ricorda l’uovo della Pala di Montefeltro, pende ridondante dal soffitto. Subito dopo i Carracci c’è l’unico ma potente Caravaggio di Brera, La cena in Emmaus. Per ritornare alla luce, si passa attraverso le vedute luminose di Canaletto nelle salette ellittiche della pittura settecentesca, e infine, in chiusura del percorso della Brera “antica”, Il bacio di Hayez, icona mondiale.